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Atlante Occidentale: geografia mobile di un’amicizia

17 Febbraio 2021 · Redazione ·

Pietro Brahe è un fisico che lavora al Cern di Ginevra, l’enorme acceleratore di particelle. La passione per il volo lo fa incontrare con Ira Epstein, che di mestiere invece fa lo scrittore.

Il fisico e lo scrittore, il giovane e il vecchio: l’incontro tra i due diventa fascinazione reciproca, desiderio di confrontarsi, di mettersi alla prova, e darà il suo frutto.

“Ciò di cui lei parla -dice un giorno Epstein a Brahe- non assomiglia ad alcunché, lo sa benissimo. Io voglio che questa differenza si senta. Le cose che ci saranno vengono da lì, e saranno non-cose. Non abbia paura di disorientarmi, dato che ciò di cui lei parla è in effetti del tutto fuori dal mio orientamento. La prego, ricominci da capo. Me ne parli come se parlasse tra sé”.

Atlante occidentale è un libro del 1985 di Daniele Del Giudice, scrittore romano da molti anni a Venezia. È la storia di un’amicizia che culmina in una diversa percezione delle cose, di una realtà in mutamento, dove scienza e cultura umanistica si incontrano nella struggente ricerca del vero, dell’insorgere del non previsto, misurandosi con le mutazioni radicali del nostro tempo: raccontare una geografia mobile nella quale “io” e “qui” sono soltanto un punto precario sulla carta.

Photo by Clay Banks on Unsplash

Filed Under: News

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