Il Desiderio è un argomento molto discusso, da sempre gradito a filosofi e pensatori e oggi particolarmente di moda – forse grazie agli sfrenati desideri di scoperta di Bella Baxter (Povere Creature).
Oggi però vorrei partire da un concetto semplice, immediatamente afferrabile: non possiamo desiderare ciò che non conosciamo. Perché il desiderio – qualunque tipo di desiderio – ci spinge verso qualcosa che abbiamo visto, sentito, assaporato. Siamo tutti molto concentrati nel costruire, un pezzo alla volta, il nostro domani. Ma in un mondo che vive in uno stato di perenne emergenza climatica, finanziaria, sociale, diventa difficile immaginare un futuro diverso, nuovo e forse migliore, che amplifichi le vedute, che lasci spazio alla nostra immaginazione. Eppure, abbiamo un grande bisogno di desiderare per spostarci in avanti.
Il desiderio cresce in modo proporzionale rispetto all’opportunità di poterlo raggiungere. Se Eva non avesse visto il frutto sull’albero della conoscenza del bene e del male, se nessuno le avesse raccontato di quel frutto succoso e proibito, non le sarebbe venuto in mente di assaggiarlo. Se un desiderio non viene coltivato si estinguerà, ogni speranza andrà persa, il sogno verrà mortificato e desiderare risulterà troppo faticoso. Perché nutrire il desiderio è necessario, ma non è affatto scontato. Ma è possibile creare un desiderio, farlo nascere e poi crescere? Il Marketing ci dice che è così (parliamone). Resta vero che il condizionamento fa leva sugli stimoli associati a un prodotto o a un servizio: non desidero un diamante, ma il modo in cui mi farà sentire possederlo. Così facendo risponderò a una pressione sociale a cui attribuisco valore, piuttosto che a un desiderio di possesso. E allora, tutti i desideri sono leciti? Hanno tutti lo stesso peso o lo stesso valore?
Anche nelle organizzazioni vi è sempre un equilibrio sottile tra desideri e realtà. Stimolare il desiderio è un compito delicatissimo. Averne consapevolezza, sapere che il desiderio delle persone con cui lavoriamo esiste, conservarlo come risorsa preziosa, aiuta a spingerci verso il domani. Nutrire il desiderio significa proporre scenari condivisi, obiettivi da raggiungere, offrire speranze di successo, personale e professionale. Creare spazi dove aprirsi a desideri nuovi, immaginare nuove possibilità, creare nuove visioni. Si dovrebbe avere consapevolezza di questo compito: ascoltare i desideri dei singoli, allinearli al desiderio della propria organizzazione, laddove possibile, dare nutrimento. Se la distanza che si viene a creare tra i desideri professionali di ciascuno e gli obiettivi/percorsi di un’organizzazione è troppo vasta, si crea una zona grigia in cui si rischia di perdersi e di perdere risorse preziose. Delimitare la zona, sfruttarla per lasciare spazi di condivisione, può diventare la traiettoria che varrebbe la pena percorrere.
Il desiderio è sempre espressione di ciò che siamo, di ciò che abbiamo voluto e di ciò che vorremo. Fa parte del nostro percorso e traccia il sentiero che vogliamo o possiamo percorrere. Il desiderio non corrisponde al bisogno: sono due aspetti distinti del nostro essere, laddove il primo è proiezione verso il futuro e il secondo una necessità. Così, se possiamo desiderare solo ciò che conosciamo, non vorrei trovarmi davanti a milioni di cose/oggetti/azioni da desiderare. Invece, vorrei aprire tante finestre per guardare oltre, per immaginare scenari, scoprire desideri nuovi.
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Foto Amit Lahav @Unsplash