Progettare per obiettivi


Monica Puel è ricercatrice e formatrice all’ANPAL – Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro. Si occupa di progettazione, group facilitation e management di progetti Europei relativi alle politiche del mercato del lavoro, utilizzando il metodo PCM,
 
 

La progettazione per obiettivi (Goal Oriented Project Planning) è il metodo di progettazione della Commissione europea che utilizzo da più di 20 anni e nel quale credo profondamente. Infatti, questa metodologia ha una forte componente etica in quanto i progetti vengono ideati in seguito ad un’attenta analisi dei problemi reali e concreti di persone, territori, organizzazioni. D’altro lato, esiste la (ben più diffusa) progettazione per attività che, a fronte di avvisi, bandi, risorse disponibili, dà avvio alla progettazione con la domanda: “Che cosa vogliamo/sappiamo fare?”. In quest’ultimo caso, le attività sono il primo elemento del progetto ad essere identificato, attività che quasi sempre coincidono con quelle che il proponente sa fare/vuole realizzare e che quindi, con il progetto, intende finanziare.
 
La progettazione per obiettivi, invece, prevede una rigorosa fase di analisi dei problemi esistenti, volta a identificare una strategia progettuale efficace, cioè in grado di risolvere, in tutto o in parte, le criticità. Nel metodo GOPP, le attività sono identificate per ultime e hanno sempre una funzione strumentale al raggiungimento dei risultati: le attività necessariamente terminano, come il progetto, ciò che deve necessariamente durare nel tempo, essere sostenibile, sono i benefici che sono descritti negli obiettivi progettuali.

Il metodo GOPP utilizza un approccio partecipativo: nasce come strumento per aiutare i gruppi, le organizzazioni, gli attori chiave del territorio, a condividere le diverse prospettive in relazione ad una situazione problematica di partenza. Visto che viviamo in realtà complesse (interessi diversi, conoscenze diverse, mandati diversi) e affrontiamo problematiche complesse, è necessario utilizzare un percorso partecipativo nel quale i diversi contributi ed interessi degli attori vengano condivisi, rispettati e valorizzati, in un percorso di empowerment essenziale per ottenere progetti efficaci.
 
L’utilità della progettazione partecipata, con il GOPP o altri metodi, nasce dalla considerazione che ognuno di noi ha una conoscenza della realtà limitata (alla propria esperienza lavorativa, personale, di vita) e se quindi vogliamo acquisire una visione più ampia, a 360° del contesto che vogliamo migliorare, dobbiamo necessariamente coinvolgere tutti i soggetti interessati. Diversamente, avremo a che fare con “zone d’ombra”, aspetti sconosciuti della realtà che, molto spesso, rappresentano le principali minacce al successo della progettazione. È anche questo il motivo per cui ristrutturazioni organizzative “calate dall’alto” si sono dimostrate inefficaci. 
 
La qualità di un progetto, però, non può limitarsi esclusivamente ad un formulario approvato (per quanto ben ideato). L’efficacia di un intervento si misura nella fase attuativa, in una realtà in continuo divenire che spesso rende inadeguate le previsioni iniziali. È infatti molto difficile, se non impossibile, fare previsioni realistiche in un arco di temporale medio-lungo (uno, due, tre anni…), in particolare per gli eventi esterni al progetto, in grado di metterne a rischio la realizzazione. Il monitoraggio è il principale strumento di project management che ci permette di verificare costantemente se ciò che è stato ideato, si sta effettivamente realizzando come previsto (attività, prodotti, risultati, scopo del progetto). Il monitoraggio, come anticipato, deve però tenere sotto osservazione anche i fattori esterni al progetto che possono trasformarsi in fattori di rischio e cause di fallimento. Pertanto, il monitoraggio mette a disposizione le informazioni necessarie per prendere le decisioni più adeguate per il successo dell’intervento, indicando le modifiche da apportare alla strategia.
 

Foto Glen Carrie @Unsplash

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