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WOOP! Desiderare il cambiamento e pianificarlo

Quattro anni fa, nel pieno del primo lockdown, quando la zona rossa era una condizione esistenziale, mi sono imbattuta in Maura Gancitano e nel metodo WOOP (Wish – Outcome – Obstacle – Plan); sono stata immediatamente colpita dai presupposti teorici per la loro solidità e ho pensato che valesse la pena approfondirlo per soffermarmi sui desideri, miei e altrui, e comprendere come soddisfarli.

Durante una delle prime équipe estive, finalmente in presenza, abbiamo iniziato a sperimentare il WOOP, utilizzandolo per avviare il lavoro di ideazione di quello che sarebbe stato il nuovo Piano Strategico. A partire da quel momento l’ho portato con me in diverse occasioni, nella consulenza con organizzazioni differenti; tutte le volte mi sono stupita per la sua efficacia.

Il WOOP, creato da Gabriele Oettingen come strumento di lavoro individuale (ne parla in Io (non) penso positivo, in Italia pubblicato da Tlon di cui Gancitano è fondatrice), può rivelarsi utile quando i desideri di coloro che abitano un’organizzazione possono diventare opportunità di crescita e di cambiamento per l’organizzazione stessa. Il desiderio, infatti, è uno squarcio sul futuro, attraverso il quale proiettarci in esso. Negare il desiderio, in un gruppo di lavoro, è rischioso perché viene a mancare l’accesso al futuro.

In un gruppo, in una organizzazione, trovo che sia fuorviante parlare di desideri del gruppo, desideri dell’organizzazione: non posso far mio il desiderio dell’altra persona, posso eventualmente riconoscermi in esso; esistono i desideri delle persone che animano quell’organizzazione e che altro non sono che un elemento di connessione/contaminazione fra il dentro e il fuori e fra l’oggi e il domani. Ed è per questo che coltivare e perseguire collettivamente i desideri di alcune, di alcuni, può diventare una leva di cambiamento, gestendo un’impasse organizzativa.

Il metodo si sviluppa attraverso 4 passaggi e ha la finalità di condurre il gruppo di lavoro verso la realizzazione dei desideri ritenuti strategici per la vita organizzativa.

Wish | Desiderio
Il primo step riguarda la condivisione dei desideri, sgomberando il campo dai bisogni con cui spesso vengono confusi. Ciascuna, ciascuno, dopo aver lavorato al proprio WOOP, condivide quei desideri che sente albergare nella sua vita professionale, quelli che hanno una maggior coerenza con il suo lavoro e con la realtà in cui opera. È in questo step che tutti i desideri vengono riconosciuti come legittimi e che si decide su quali lavorare insieme.

Outcome | Risultato
Non c’è desiderio senza immaginazione e non c’è immaginazione senza desiderio: per tendere a muoversi intorno alle stelle (de-sidera) si immagina contingentemente la soddisfazione che ne deriverà. Ogni elaborazione di una novità si sviluppa mediante l’attivazione immaginativa (Ugo Morelli, Desiderio e immaginazione / Babbuini “creativi” e umani conformisti). Il desiderio tende verso una soddisfazione, un risultato: perseguirlo può voler dire deviare dall’ovvio, dal consueto; in ciò sta la potenza del desiderio che, nel concretizzarsi, ci porta in una dimensione nuova, mai sperimentata prima.

Obstacle | Ostacolo
L’efficacia del WOOP risiede nel 3° e nel 4° step. Sappiamo, per esperienza, quante volte i desideri, per ragioni differenti, rimangono nei cassetti o si infrangono miseramente. Per evitare che ciò avvenga, Gabriele Oettingen suggerisce di ragionare sugli ostacoli che pensiamo possano frapporsi fra il nostro desiderio e la sua realizzazione (l’outcome). Elencare quegli ostacoli (sia quelli che riguardano la singola persona sia quelli che riguardano l’intero gruppo/organizzazione) porta a prefigurarli in modo realistico, ancora prima che questi possano poi effettivamente palesarsi. Il presupposto teorico di questo e del 4° step è il contrasto mentale (il non penso positivo), perché le fantasie positive diminuiscono la soglia di attenzione sulle difficoltà, che a loro volta possono vanificare gli sforzi fatti per dare sostanza a un desiderio.

Plan | Pianificazione
Tutti i desideri ci proiettano nel futuro e. Perché questo futuro possa effettivamente palesarsi, è strategico pianificare come affrontare ciascun ostacolo, come dare solidità al processo di realizzazione del desiderio; potrà mai una dimensione magmatica come quella del desiderio diventare una delle pietre su cui poggiare per costruire futuro? (Gabriella Caramore, Parole per il futuro / Desiderio).

Nella mia esperienza gli ostacoli non si presentano sempre e non sempre si presentano come erano stati immaginati; quando però si sono presentati è stato efficace recuperare il WOOP, ripercorre il senso di quel lavoro e trovare le indicazioni, masticate ed elaborate collettivamente, per farvi fronte con soddisfazione.

I desideri sono il futuro e non possiamo fare a meno di coltivarli, anche nei luoghi di lavoro. Sono i desideri di chi quei luoghi li abita e sono un’occasione di cambiamento e crescita per chi li governa. Peccato non riconoscerli.

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Foto Jon Xvox @Unsplash