L’ultimo Rapporto Annuale di Federculture Impresa Cultura, datato novembre 2020, ha per sottotitolo Dal tempo della cura a quello del rilancio.
L’analisi dell’odierno è impietosa -e prevedibile-: il 70% delle le aziende culturali colpite dalla crisi stima perdite del 40%, il 13% oltre il 60% e il 50% una riduzione e ridefinizione delle attività. In 20 anni risorse pubbliche ridotte di 1 miliardo di euro, fruizione in calo per cinema, teatro, lettura, in controtendenza musei e parchi archeologici.
Tuttavia, dopo la crisi è prevista una stagione di crescita: maggiori investimenti pubblici e una generale maggiore attenzione. Si tratta di almeno 9 miliardi di euro tra misure di carattere generali, applicate ai settori di cultura e turismo, e misure invece specifiche.
Per la prima volta il settore ha avuto una politica di ammortizzatori sociali, cassa integrazione per i lavoratori dipendenti e misure dei 600 e 1.000 euro per i contratti intermittenti e stagionali. Misure che hanno consentito anche di censire le varietà di tipologie contrattuali esistenti e di capirne l’importanza numerica, i fatturati, i numeri delle imprese.
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