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Dal bisogno alla visione: la strategia che prende forma

Francesca Di Meo è Responsabile dell’Area Progetti della Fondazione Pio Istituto dei Sordi, esperta in progettazione culturale e innovazione sociale nel campo della disabilità.

Come è nato il vademecum illustrato per comunicare nei luoghi di lavoro e che cosa rappresenta per voi?

Il vademecum “Linee guida per ambienti di lavoro inclusivo tra persone sorde e udenti” nasce da un lavoro interno, fatto proprio insieme a Excursus+ alcuni anni fa, poco dopo il mio arrivo alla Fondazione Pio Istituto dei Sordi. Si è trattato di un momento di riflessione sul nostro operato, necessario per rilanciare le attività della Fondazione e la sua immagine, che negli anni è cambiata molto anche in modo profondo, visto che da qualche mese è diventata ETS.
A quel tempo eravamo ancora lontani da questo cambiamento, ma avvertivamo il bisogno di una trasformazione, guidata da una consapevolezza fondamentale: eravamo (e siamo) un piccolo team di 6 persone, ma non tutti avevano familiarità con il tema della sordità. In particolare, alcuni membri del team ricoprivano ruoli amministrativi o si occupavano della gestione del patrimonio, senza avere competenze specifiche sul tema. Quando io e una collega con sordità siamo entrate a far parte del gruppo è stato naturale partire da un allineamento.
Partendo dalle riflessioni e dagli spunti di tutti, abbiamo individuato una serie di punti fondamentali da rendere chiari e condivisi, da appendere alle pareti di tutti gli uffici. Le persone sorde sono le principali beneficiarie del nostro lavoro, ed era essenziale che, in caso di collaborazioni, contatti o qualsiasi tipo di interazione, tutti fossero pronti a adottare un atteggiamento e un comportamento rispettoso e appropriato. Così è nato il Vademecum, con una finalità interna.
Il processo per concretizzarlo si è rivelato molto stimolante: lo abbiamo testato con alcuni disability manager ed esperti di sordità, persone sorde che fanno anche parte dei nostri benemeriti (a cui ci riferiamo sempre per condividere e moltiplicare l’operato della Fondazione ed avere garanzia di qualità).
Quando ci siamo accorti che il progetto suscitava un certo interesse, lo abbiamo ulteriormente perfezionato e quest’anno, in occasione del 170° anniversario del Pio Istituto dei Sordi, abbiamo colto l’opportunità di trasformare il Vademecum in uno strumento di informazione, divulgazione e promozione. Dopo un confronto con il direttore e il Consiglio di Amministrazione, si è deciso di sviluppare un progetto editoriale, con l’obiettivo di diffonderlo il più possibile presso altre realtà e organizzazioni.

Quali sono i contenuti e la forma di questo Vademecum?

Il Vademecum presenta alcune linee guida utili per interfacciarsi con persone sorde all’interno dei contesti lavorativi. Ci siamo chiesti come far arrivare queste informazioni non solo alle realtà già sensibili al tema, ma anche a coloro che non si sono mai posti domande in materia, sebbene abbiano, magari, anche collaboratori sordi.
Il primo passo è stato immaginare un prodotto che fosse non solo utile, ma anche esteticamente piacevole: un materiale che fosse bello da aprire, sfogliare e capace di suscitare interesse e attenzione.
Un aspetto fondamentale è stato valorizzare la dimensione visiva del kit, un elemento cruciale per chi lavora con la sordità. La comunicazione basata su immagini e grafiche rappresenta un supporto efficace per chiunque desideri una comprensione più immediata e intuitiva, non solo per le persone sorde.
Con questi due punti fermi in mente, ci siamo rivolti a due professionisti che hanno abbracciato il progetto sin da subito: Stefano Vittori, graphic designer con esperienza nel settore editoriale, udente, e Nicolas Combe, illustratore sordo francese. È così iniziata una collaborazione epistolare a tre, utilizzando diverse lingue. Da questo scambio è nato il kit, strutturato in due sezioni principali: una dedicata al Comunicare e una al Collaborare. Ogni sezione comprende 15 cartoline, ciascuna con un lato illustrato e un lato esplicativo. A completamento del kit, due poster sintetizzano graficamente i contenuti delle cartoline. L’idea è che, se qualcuno volesse appendere tutte le cartoline sulla parete (proprio perché sono belle!), ma dimenticasse il testo sul retro, il poster potrebbe fungere da pratico riferimento – e viceversa.
È importante sottolineare che questo strumento offre molte possibilità di utilizzo, ma non ha la pretesa di essere esaustivo né di fornire indicazioni troppo specifiche. La premessa del kit è proprio quella di evidenziare che la sordità non è un’esperienza univoca. Per questo motivo abbiamo scelto di mantenere i contenuti generali, concentrandoci su un messaggio chiaro: nei luoghi di lavoro ci sono tante piccole azioni, semplici e poco costose, che non richiedono competenze specialistiche, ma che possono fare una grande differenza nel far sentire una persona sorda inclusa e valorizzata.

Anche se è nato per rispondere a un’esigenza interna, questo strumento può essere utile in tutte le organizzazioni?

Assolutamente sì, soprattutto in un mondo in cui si assiste a un significativo invecchiamento della forza lavoro e a un progressivo aumento delle persone over 50 con una perdita significativa di capacità uditiva. In Italia, per esempio, circa 2 mln di persone ha una perdita di udito considerata dall’OMS come disabilizzante e oltre 8 mln hanno una perdita meno significativa ma che comunque viene considerata causa di grandi difficoltà. Sono numeri in aumento, oltretutto, tanto che le stime mondiali prevedono oltre 900 milioni di individui con una perdita di udito significativa nel 2050.
Ora stiamo mettendo a punto delle modalità distributive che ci permettano nei prossimi mesi di fare arrivare il kit quanto più possibile in tutti gli ambienti di lavoro. Intanto lo abbiamo inviato ai nostri benemeriti, ad alcuni esperti di settore e ad organizzazioni che si occupano di sordità per testarlo. Qualcuno lo ha già utilizzato in ambito universitario, altri con le scuole. In generale abbiamo avuto risposte molto positive.
Il nostro obiettivo è quello di metterlo, letteralmente, nelle mani delle aziende. Nei prossimi mesi, con il supporto delle tante organizzazioni con cui collaboriamo, tra cui ARTIS Project che, comprendendone il valore, ne ha sostenuta la realizzazione ed Excursus+, ci impegneremo a distribuirlo a diverse realtà, affiancandolo anche ad azioni mirate per amplificarne l’impatto (corsi di formazione, workshop, progetti di inclusione, ecc.).

Il vademecum illustrato è l’esempio concreto di uno strumento nato da un processo strategico. Cosa significa lavorare strategicamente all’interno di un’organizzazione e per i suoi beneficiari, avendo obiettivi già definiti?

Aver realizzato il Vademecum e intrapreso questo percorso di programmazione interna ci ha dato lo slancio per ridefinire il ruolo del Pio Istituto dei Sordi, come indicato nel nostro Piano strategico. Questo ha contribuito in parte alle riflessioni sull’aggiornamento della nostra natura giuridica e delle attività erogative, ma anche all’assunzione di un ruolo guida nel definire le linee operative che ci aspettiamo dalle organizzazioni con cui collaboriamo, a cui eroghiamo contributi.
Il Vademecum non è stato immediatamente considerato un possibile asset di lavoro. Negli anni, però, questo progetto si è rivelato fondamentale: ci ha permesso di costruire e rafforzare una consapevolezza più profonda sulle finalità e i valori della Fondazione.
Partire da una consapevolezza interna è stato essenziale: ci ha consentito di aggiornare i nostri obiettivi e di rendere chiaro il nostro Manifesto anche all’esterno, con la volontà di dichiarare che la Persona deve essere al centro del nostro operato, non solo come beneficiaria finale passiva, ma come soggetto attivo, partecipe e protagonista.

Per informazioni sul kit: progetti@pioistitutodeisordi.org 


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Immagini del Vademecum illustrato