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Lo spazio che parla


Chiara Valsecchi è Vicepresidente della cooperativa sociale Specchio Magico, per cui si occupa di progettazione e dove è coordinatrice dell’Asilo Nido Liquirizia di Monte Marenzo (LC).

In che modo Specchio Magico utilizza gli spazi per favorire l’apprendimento e la creatività?

Lasciate tranquilli quelli che nascono
lasciate spazio perché possano vivere
non preparate già tutto pensato
non leggete a tutti gli stessi libri
lasciate che siano loro a scoprire l’alba
e dare un nome ai loro baci
Pablo Neruda

Da questa citazione siamo partiti 14 anni fa per immaginare l’asilo nido Liquirizia e i suoi spazi. Questa citazione rappresenta quello che per Specchio Magico è il concetto di spazio, un luogo accogliente, caldo, ben curato, orientato dal gusto estetico.
Un ambiente che deve essere a misura di bambini, favorire la loro esplorazione, la sperimentazione, il loro pensiero creativo. La motivazione di questi spazi, che ospitano i bambini ma anche gli operatori e le operatrici del nido e alcuni uffici della Cooperativa, è quello della socializzazione, dell’esplorazione. È un ambiente educativo di qualità a garanzia del benessere del bambino e dell’adulto e del loro vivere il servizio. Lo spazio interno, lo spazio all’aperto, gli arredi – alcuni appositamente disegnati da noi – e i materiali sono stati pensati per orientare adulti e bambini ad assumere comportamenti sociali e civici positivi.
Il nostro nido è pensato, progettato come un ambiente di apprendimento; è cultura oltre che ambiente fisico creato per adulti e bambini.

Lo spazio parla, ci racconta della realtà educativa e della filosofia del pensiero, delle scelte e della cultura del servizio stesso. Racconta anche la rappresentazione che le educatrici hanno, di volta in volta, del bambino. Un’idea di bambino che è un agente attivo del suo sviluppo. Non sono mai neutri e generano stati emotivi in chi ci entra, inviano messaggi, sono portatori di significati e di simboli oltre che essere luoghi di relazione e di comunicazione.

Nel nostro caso abbiamo scelto di non abbracciare un’unica filosofia di pensiero. Anche se l’approccio Montessoriano è ricorrente, ci siamo lasciati contagiare da diverse filosofie per arrivare a creare uno spazio che fosse davvero a misura di bambino, di persona. Così, riprendendo Loris Malaguzzi, l’ambiente è il terzo educatore: la qualità degli spazi va di pari passo con l’apprendimento, con la creatività dei bambini e degli adulti che lo abitano.
Lo spazio è il luogo in cui i bambini vivono e agiscono le proprie esperienze educative, a seconda di come è pensato e progettato, promuove o meno l’apprendimento. Lo spazio nido assume un ruolo determinante nella conquista dell’autonomia e nella costruzione dell’identità, è il luogo dove il bambino incontra gli altri diversi da sé e dove costruisce le proprie competenze attraverso il confronto-dialogo con le cose e con le persone.

Lo spazio ha un ruolo fondamentale nel concetto di benessere e di sviluppo. Per questo per noi è il risultato di una riflessione in costante evoluzione. Nel tempo, accogliendo bambini diversi, ma anche servizi e operatrici diverse, mantenendo solida la filosofia di pensiero, abbiamo lasciato che ciascuno e ciascuna contribuisse a questa riflessione. Gli spazi del nido sono spazi in continuo cammino. Gli spazi devono corrispondere alla storia di chi li abita, devono far si che la loro storia e la loro identità sia identificabili e in continuo movimento.

Come i bambini, anche gli adulti devono essere messi nelle condizioni migliori per poter esprimere le proprie potenzialità e la propria creatività, essendo protagonisti attivi all’interno dei servizi che abitano. Anche su questo aspetto siamo in fase di sviluppo e ci impegniamo a garantire un ambiente confortevole anche per gli educatori e le educatrici: deve esserci una sala per rilassarsi, uno spazio per l’incontro con i genitori e così via. La riflessione è aperta e la nostra sede è stata ed è in continua evoluzione.

Resta ovvio che tutti i nostri spazi rispondono ai requisiti e criteri guida previsti dalla normativa vigente. La sicurezza non è solo un vincolo, ma un valore educativo che consente agli educatori e ai bambini di muoversi con serenità. Gli spazi sono inclusivi e privi di barriere architettoniche, adattandosi all’accoglienza e modificandosi in base all’uso. Questo approccio ci permette di ospitare bambini con disabilità e di attivare con loro uno scambio che, grazie all’ascolto, ci consente di adeguare gli spazi per il loro benessere e quello coloro che abitano il nido.

So che avete un contratto che garantisce l’utilizzo degli spazi del Nido per i prossimi 12 anni, dopo averne già avuto uno di pari durata. In che modo questa proposta di lungo periodo influisce sulle vostre azioni? Qual è il legame tra lo spazio e il tempo a disposizione?

Stare in uno spazio per un tempo limitato è molto difficile. Invece, nel corso del tempo uno spazio può essere plasmato, creando una prospettiva. Avere una visione ci ha permesso di fare degli investimenti, anche economici, importanti. Questo vale per gli arredi, per i materiali, ma soprattutto per quanto riguarda l’investimento personale e di pensiero.
Sapere di poter costruire e di adeguare lo spazio in un lasso di tempo così lungo ci ha permesso di continuare a progettare, rispettando davvero i bisogni e le esigenze dell’utenza in ogni momento specifico. È un cammino costante.
Oggi abbiamo riavviato la co-progettazione con gli enti territoriali, permettendoci di rivedere e migliorare diversi aspetti. Abbiamo già coinvolto un architetto, commissionato dei disegni e riprogettato alcuni spazi per renderli più funzionali.

Queste riflessioni avrebbero senso anche nelle altre istituzioni e organizzazioni che viviamo?

Dovremmo poter fare riflessioni e anche investimenti rispetto a tutti gli spazi che abitiamo. Io credo che ci servano spazi belli, in cui il concetto di bellezza non risponde solo a una necessità estetica, ma a una vera e propria condizione di benessere fisico e psicologico. Diverse ricerche hanno evidenziato le potenzialità della bellezza e dell’esperienza del bello nell’incidere sul benessere dell’essere umano in quanto esperienza olistica e totalizzante che coinvolge emozioni, capacità cognitive , riflessive e competenze socio-relazionali.
Se un luogo ti piace, se ci stai bene fisicamente e psicologicamente, ci andrai volentieri. Insomma, dobbiamo iniziare a immaginare spazi belli, piacevoli, ordinati e curati dove stare bene, vivere bene, lavorare bene.

L’asilo nido Liquirizia, con alcuni degli arredi disegnati e progettati da Chiara Valsecchi insieme a Rocco Briganti (direttore di Specchio Magico)

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Foto Markus Spiske @Unsplash