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Meno domande, più fiducia

Chiesi Foundation, nata dall’impegno sociale di Chiesi Farmaceutici, non è una tipica organizzazione non profit. Il suo scopo è migliorare la salute in Paesi a basso e medio reddito, focalizzandosi su malattie respiratorie e patologie neonatali. Ciò che la distingue è il suo approccio unico nella scelta dei progetti da sostenere. Contrariamente a molte organizzazioni che utilizzano call e bandi per selezionare i progetti, Chiesi Foundation adotta un approccio basato sulla fiducia.

Federica Cassera è Program Development Officer della Fondazione. A lei abbiamo chiesto quali Domande si pone la fondazione nella selezione dei progetti da sostenere. Contrariamente a un approccio basato su proposte formali, la Fondazione Chiesi non ha una modalità standard per la selezione dei partner e dei suoi progetti. La storia delle partnership attivate nel tempo ha radici casuali, ma significative. Il primo legame in Africa è nato grazie a un viaggio di Maria Paola Chiesi, Presidente di Chiesi Foundation, insieme al Dr Paolo Ernesto Villani, Direttore Terapia Intensiva Neonatale e Neonatologia Istituto Ospedaliero Fondazione Poliambulanza di Brescia, all’Ospedale Saint Camille di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. Da lì si sono sviluppate connessioni con altri ospedali in Paesi dell’Africa francofona, anche attraverso neonatologi del gruppo di Cure Neonatali nei Paesi a Risorse Limitate della Società Italiana di Neonatologia. Una combinazione di conoscenze, criteri di selezione e sinergie con altre organizzazioni hanno reso possibile la co-creazione di alcuni progetti specifici, senza passare da una lista di domande, ma attraversando una condivisione di intenti. Così sono nati il NEST per la newborn care, il GASP per la respiratory care e anche IMPULSE che studia l’utilizzo e la qualità dei newborn data in Africa.

La flessibilità è la chiave che ha permesso di plasmare soluzioni adattabili alle esigenze specifiche di ciascun contesto, modelli standard da poter adattare alle situazioni. Le partnership si sviluppano attraverso un intricato intreccio di conoscenze, criteri di selezione e affinità di intenti. Le domande non sono mai standardizzate e allo stesso modo per lo sviluppo dei progetti, i partner possono sottoporre delle proposte che poi vengono discusse internamente e insieme, tanto che ogni agreement viene rinnovato annualmente, attraverso percorsi di contatto e verifica continui.

Al centro di questa filosofia filantropica c’è una riflessione profonda sulla costruzione di collaborazioni significative. La fiducia è un processo che dipende dalla capacità di allineare obiettivi e valori con i partner scelti, creando uno spazio in cui le risposte diventano azioni concrete, funzionali agli obiettivi stabiliti.

Tuttavia, nonostante la fiducia prevalga nel processo iniziale, la Fondazione riconosce la necessità di valutare accuratamente i progetti in corso. Operando in territori in cui la cultura del dato è poco diffusa, la Fondazione ha optato per report narrativi, dove il racconto prevale sulla raccolta di informazioni specifiche e i dati quantitativi hanno un valore soprattutto in funzione delle azioni effettivamente realizzate. Per i medici e per gli operatori africani che operano all’interno degli ospedali sostenuti dalla Fondazione, raccogliere dati sul loro operato e sull’andamento dei progetti assume significato solo quando collegati al loro agire concreto.

Ma la sfida è reale e la Fondazione sta cercando di costruire sistemi di monitoraggio sempre più strutturati in collaborazione con i partner locali. Si renderà necessario, sempre di più, costruire insieme ai partner locali dei sistemi e dei processi che possano monitorare l’andamento dei progetti attraverso strumenti, e domande, che possano portare significato a tutti i soggetti coinvolti in questi progetti. Questa azione, già avviata, richiederà un investimento di tempo e risorse proprio perché la Fondazione riconosce la necessità di un bilancio tra rendicontazione e valutazione indipendente ma anche l’obbligatorietà di porsi in relazione con una cultura diversa da quella da cui proviene.

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Foto Hadija @Unsplash