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Proteggere il PNRR Italiano


Nicoletta Parisi è coordinatrice di Libenter e Professoressa ordinaria (fuori ruolo) di Diritto internazionale ed europeo. Ha insegnato all’Universita’ di Catania e anche  presso diversi altri atenei Italiani(Trieste, Genova, LIUC, Università Cattolica di Milano). Ha fatto parte del Consiglio dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Ricopre numerosi incarichi istituzionali in strutture universitarie e organi governativi ed è consulente per l’Unione Europea. 

NextGenerationEU (NGEU) rappresenta un disegno senza precedenti nella storia dell’integrazione europea, anzitutto per la consistenza degli obiettivi predicati che guardano al superamento della fase emergenziale dovuta dalla pandemia, per una ripresa economica dell’Unione e dei paesi che ne fanno parte. Istituisce una linea di finanziamento che possa attuare un programma eccezionale e coordinato per il sostegno economico e sociale, in uno spirito di rinnovata solidarietà tra gli Stati Membri. Il volume delle risorse finanziare messe a disposizione supera complessivamente gli 800 miliardi di euro, destinati a sostenere mercati interni, innovazione, digitalizzazione, coesione economica e sociale, ma anche protezione e valorizzazione delle risorse naturali e dell’ambiente.

La strategia attuata con NGEU è molto diversa da quella messa in pratica dopo la crisi causata dal fallimento della Lehman Brothers, perché caratterizzata dalla programmazione di azioni mirate a rispettare parametri di pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza per avviare una ripresa economica sostenibile e resiliente.

Proprio in quest’ultimo aspetto sta il grande problema che il nostro Paese si trova ad affrontare. Si parla frequentemente -anche in questi giorni- dell’allarme sui rischi di dispersione delle risorse del PNRR, del pericolo di infiltrazioni criminali ma anche dell’impossibilità di utilizzo delle risorse messe a disposizione. L’inesperienza e l’incapacità amministrativa a livello locale sono certamente uno dei problemi da risolvere.

Ma corruzione e rischio di infiltrazioni criminali sono problemi che non riguardano esclusivamente il nostro Paese. Lo dimostra l’attenzione che l’Unione europea ha posto su di essi, dandone indicazioni chiare e precise all’interno del regolamento europeo sul Dispositivo di Ripresa e Resilienza. Qui viene richiesto a ciascuno Stato membro di prevenire, individuare, contrastare la corruzione, le frodi e i conflitti di interesse nell’utilizzo dei fondi europei.

In Italia, così come all’estero, vi è la consapevolezza che non sia possibile abbassare la guardia a fronte dei rischi di infiltrazioni criminali (organizzate e non) nell’uso dell’ingentissimo ammontare di risorse finanziarie impegnate a disegnare una società europea sostenibile e resiliente.

Ma a fronte di questi rischi, nell’attuazione del PNRR si dovrebbe fare affidamento su istituzioni forti e integre, su “servitori dello Stato” che svolgano le proprie funzioni in modo chiaro e trasparente.

I tanti decreti-legge (regolarmente convertiti in legge) che si sono succeduti per disegnare la governance del PNRR italiano stanno ancora cercando di individuare le migliori modalità di attuazione del piano. La volontà delle amministrazioni pubbliche non viene messa in dubbio. L’utilizzo degli strumenti e dei meccanismi per scongiurare il cattivo uso delle risorse sono ormai di uso diffuso. Penso ai patti di integrità, ai protocolli di legalità stipulati dagli enti attuatori con prefetture e guardia di finanza, ai canali di segnalazioni messi a disposizione di potenziali whistleblowers per far emergere condotte non integre, alle procedure per assicurare la trasparenza nell’affidamento delle risorse anche attraverso la digitalizzazione dei contratti pubblici o al registro del titolare effettivo.

Da ultimo, per superare le strettoie dovute all’assenza di liquidità degli enti locali territoriali (in specie dei Comuni) tenuti ad anticipare le risorse per l’attuazione dei progetti di investimento del PNRR, c’è una proposta avanzata dal Presidente di Banca Intesa San Paolo per mettere in campo un sistema di prestiti alle imprese implicate in questi progetti, sulla base di solide garanzie di restituzione.

Insomma, è l’intero Paese che si sta mobilitando per rendere NGEU un successo, per l’Italia e di conseguenza anche per il processo di integrazione europea. Manca solo la nascita di uno spazio non formale dedicato alla società civile così da affiancare e sostenere la pubblica amministrazione in questa difficilissima ma importante impresa.

Foto di Tobias Tu @Unsplash


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