di Eugenia Montagnini
Chi si occupa di ricerca di finanziamenti e di sostenibilità di progetti e di servizi spesso si imbatte nell’espressione funding mix, che sempre più utilizziamo.
Il funding mix è un approccio, prima che un obiettivo, un modo complesso di osservare e di percorre le differenti ipotesi di finanziamento considerando sia lo strumento di finanziamento sia l’ente finanziatore, a partire dalla propria natura giuridica e da ciò che si desidera ottenere.
Il primo step, infatti, è quello di considerare sia i limiti sia le potenzialità insite nell’idea progettuale che si ritiene opportuno finanziare: come già più volte abbiamo avuto modo di ribadire in questo spazio, la natura stessa di un progetto porta a privilegiare alcune modalità di finanziamento piuttosto che altre (e quindi a privilegiare i bandi piuttosto che il fundraising, la finanza d’impatto piuttosto che le erogazioni a sportello etc… – cfr. A ogni meta la sua via. Ovvero le strade per raggiungere un finanziamento non sono tutte uguali); così anche la stessa natura giuridica di chi cerca il finanziamento (l’essere un libero professionista o una srl, un gruppo informale o un’impresa sociale) apre ad alcuni finanziatori mentre chiude la possibilità di accedere ad altri.
Proprio a fronte di strade che si aprono, ma anche di quelle che non sono percorribili, è bene, all’avvio della ricerca di un finanziamento valutare attentamente tutto ciò che può essere battuto: tutti gli strumenti di finanziamento che possono essere utilizzati (non limitandosi a focalizzare l’attenzione su uno) e tutti gli enti erogatori che possono, a diverso titolo, essere interpellati.
Il legarsi a un unico strumento di finanziamento e, ancor peggio, a un unico finanziatore decreta la non sostenibilità di un progetto o di un servizio; nel momento in cui la fonte si esaurisce, il progetto rischia l’estinzione.
Il funding mix è un approccio, peraltro, che viene apprezzato particolarmente dagli stessi enti erogatori; il singolo erogatore si sente sia spronato dalla presenza di altri finanziatori oltre a lui nel finanziare sia alleggerito della responsabilità di essere l’unico finanziatore di quel progetto e di quel servizio, apprezzando, in un caso e nell’altro, la capacità di chi chiede un finanziamento di mirare alla sostenibilità del progetto attraverso una differenziazione proprio delle fonti di finanziamento. Nella logica del mix chi finanzia si vede sempre meno come il grande donatore e sempre più come colui che strategicamente, secondo una differente concezione filantropica, investe in un progetto (lui come parecchi altri) piuttosto che supportarlo. E l’investimento non necessariamente è per sempre.
Infine, il funding mix è da intendersi anche come un processo che mira a una più veloce autonomia e sostenibilità del progetto: è sempre meno immaginabile, se non per progettualità circoscritte e legate a beneficiari particolarmente fragili e/o a situazioni di emergenza, che la ricerca di finanziamenti rispetto a un singolo progetto sia perenne. Il finanziamento è la chance sia per l’avvio di un progetto (nella fase vera e propria di start up) sia per rialzarsi, dopo una crisi, sia per affrontare positivamente una situazione di empasse (spesso definita valle della morte). Il finanziamento, in un’ottica strategica e di funding mix, diventa una salutare boccata di ossigeno per partire e per ripartire, non può diventare un vincolo verso cui convergono le energie di un’intera organizzazione, prosciugando ogni risorsa di creatività, di progettualità e di rigenerazione.
Il funding mix, a differenza di una ricerca di finanziamenti selettiva a priori e focalizzata su un’unica opportunità, definisce un tempo che non è solo quello immediato ma necessariamente anche il futuro. Il tempo in un’organizzazione è sempre scarso ma i finanziamenti inadeguati assorbono ancor di più questo tempo scarso. Pianificare nel tempo la ricerca di finanziamenti in un’ottica mix e il loro raggiungimento non è solo una buona pratica ma l’unica percorribile per moltiplicare il tempo e le opportunità di sostenibilità, per le organizzazioni sostenibili e ancor più per quelle che in questo momento aspirano a stare in piedi autonomamente ma ancora non riescono.
Credits: Scott Webb on Unsplash