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La cultura ci salverà?


Qualche mese fa, Excursus+ è stata invitata a partecipare a una gara che prevedeva, tra l’altro, la progettazione di eventi dedicati ai cittadini delle zone periferiche di Milano, a seguito di una mappatura delle organizzazioni e delle attività già presenti sul territorio. L’obiettivo era offrire loro l’opportunità di partecipare a manifestazioni, prevalentemente culturali, in grado di migliorare il loro benessere.  
Ci siamo interrogati e interrogate a lungo sul significato di benessere e sui bisogni di queste persone, cercando modi efficaci per rispondere a tali esigenze. Naturalmente, la cultura è emersa più volte, all’interno del nostro gruppo di lavoro, come strumento ideale per stimolare la partecipazione alla vita sociale e generare il benessere desiderato.
Ma di cosa parliamo quando facciamo riferimento alla cultura?
Abbiamo cercato di trovare una definizione condivisa dalla quale partire per utilizzare la cultura – le culture – non solo come strumento per raggiungere il benessere, ma anche come elemento fondante della persona e delle comunità a cui ciascuna appartiene.

La cultura è trasversale, riguarda tutte e tutti. è un concetto complesso che si riferisce all’insieme di conoscenze, credenze, valori, costumi, tradizioni, lingue, norme sociali, arte e istituzioni sviluppati da un gruppo di persone o da una società, oggi e nel corso del tempo. Rappresenta l’identità collettiva di una comunità e influenza il modo in cui i suoi membri vivono, pensano, comunicano e interagiscono tra loro e con l’ambiente circostante. Si evolve continuamente in risposta a fattori interni ed esterni. La cultura è ciò che distingue e definisce una comunità, rendendola unica. Non la si impartisce; la si condivide e la si coltiva.

La cultura è certamente un elemento legato alle tradizioni, alle espressioni artistiche che aiutano le persone a sentirsi parte di qualcosa di più grande – pensiamo alle festività, alla musica, all’arte e al teatro. Attraverso la cultura si manifesta il dissenso, si immaginano mondi alternativi, si affrontano le ingiustizie.

La cultura è ciò che si manifesta nelle sale da concerto, nei musei, nei teatri, nella pura riproduzione e riproposta di opere già viste, lette o ascoltate. Ci ricorda delle nostre radici comuni, le rielabora, invitandoci a guardare al passato per ricalibrarci nel futuro

Esiste poi una cultura agente, non solo agita, strumento pratico che ci permette di affrontare il mondo e di attraversare la storia. Così, dopo il genocidio del 1994 in cui circa 800.000 Tutsi furono uccisi in 100 giorni, il Ruanda ha affrontato la difficile sfida di ricostruire una società lacerata attraverso l’arte: il teatro, la danza e le arti visive hanno permesso alle comunità di esprimere il dolore e affrontare i traumi diventando veri e propri rituali che fanno parte della vita quotidiana (come il Kwibuka e la Gacaca); l’arte visiva diffusa attraverso il web è stata utilizzata dal movimento #BlackLivesMatter per far emergere voci marginalizzate e portare all’attenzione mondiale questioni di giustizia razziale.

Perché la cultura non è solo intrattenimento e nemmeno solo un mezzo di arricchimento personale. Essa è uno strumento potente per affrontare traumi, ripensare la società e ricostruire legami.
La sfida è provare a capire se possiamo riconoscere che il benessere che dalla cultura deriva non è un traguardo individuale, ma collettivo, destinato a tutte e tutti, ma per davvero.


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Matthieu Joannon @Unsplash

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